Una nuova branca della medicina avverte: lo stress apre alle malattie infettive
Si chiama “neuropsicoimmunoendicronologia” e sta ad indicare una rete “segreta” di 007, che avvolge tutto l’organismo ed ne condiziona vita, riflessi, azioni, reazioni, difese, benessere, infezioni, malattie. Un tutt’uno che guida e governa, induce, espone e difende, una corrente che elettrizza e, a volte, va in corto circuito.
Nuove vedute suffragate da riscontri anatomici, sperimentali e clinici che hanno trovato studiosi appassionati che, nella seconda metà del secolo scorso (le prime timide segnalazioni sono del 1919), hanno “scoperto” questo mondo sommerso e dato risposte, curato, prevenuto malattie, fino ad allora, in cerca d’autore.
Tra questi, antesignani, a Bari, i prof. Vito Covelli (neuropsichiatra), Jirillo (immunologo), Marino (farmacologo), Antonaci (clinico medico), ecc.
“Una delle “novità” di questa nuova branca della medicina di punta – ci dice il prof. Covelli, già direttore cattedra neurologia università di Napoli e direttore divisione neurologica del policlinico università, Bari – è diventata di attualità nei mesi scorsi in coincidenza con l’endemia Covid che così possiamo riassumere: L’ansia, lo stress i conflitti interni della mente aprono la porta alle malattie infettive, abbassano le difese immunitarie naturali dell’organismo che non riesce più
a combattere efficacemente virus o batteri invasori ed è subito malattia che si rivela tanto più grave quanto maggiore è lo stato di prostrazione psico-fisica del soggetto.
L’ansia, in tal modo,”spoglia” l’individuo della corazza immunitaria e facilita l’invasione da parte di virus o batteri che, non ostacolati dai meccanismi naturali di difesa innata o acquisita, possono liberamente spaziare nell’organismo creando malattia grave.
Lo stato d’ansia, disagio patologico – continua il prof. Covelli – è scompenso neuro-chimico, squilibrio che altera il bilanciamento tra i neurotrasmettitori eccitatori e quelli inibitori sì da realizzare una rivoluzione, una confusione che ha perso la “tramontana” e diventa, essa stessa, tsunami che sconquassa.
Stress (ansia)-emozione-malattia, il tripode – sintetizza Covelli – della disfatta, il via libera ai microrganismi invasori.
L’ansioso entra in stato di allarme, di paura, ha sensazione che il mondo gli crolli addosso, subisce un cataclisma esistenziale e ne pagano le conseguenze gli “umori” interni costituiti da citochine, ormoni, anticorpi che entrano in crisi, in confusione e, per i virus e compagni, è via libera. L’infezione furoreggia e
lo squilibrio umorale, neuro-vegetativo (SNV) e psichico gli si allea.
I farmaci neurologici e psicotropi usati per combattere l’ansia importante (non tutti gli ansiosi, ovviamente, subiscono la crisi immunologica rilevante, tale da allearsi ai virus invasori) potrebbero diventare arma utile a coadiuvare le terapie anti-virus.
I loro effetti diretti ed indiretti vanno ulteriormente studiati partendo da alcuni rilievi ed indagini da noi eseguite. I farmaci potrebbero disregolare o “filettare” neurormoni e neuro peptidi oppure agire direttamente sulle cellule addette all’immunità (immunocompetenti). Abbiamo dimostrato, per esempio, che alcuni modificano la risposta dei linfociti T alle sostanze o processi che inducono tumore (mitogeni), altri, dopo prolungata somministrazione, generano autoimmunità, altri (litio), incrementano la produzione di cellule difensive, alcune benzodiazepine favoriscono, altre aumentano o riducono i meccanismi di difesa antivirale (fagocitosi, immunoglobuline, interferone, ecc).
Comunque – precisa Covelli – la costellazione cervello- sistema nervoso autonomo-ormoni- immunità, in caso di minaccia infettiva, entra in funzione e si inserisce attivamente nella complessa ed intricata strategia di difesa naturale.
I farmaci, opportunamente centrati e quantificati, possono duplicare il proprio effetto: sull’ansia e sulla difesa immunitaria e, quindi, curare la prima e rinforzare la seconda sì che i microrganismi aggressori vengano sterminati o trovino ingresso sbarrato ed impenetrabile.
Una sinergia di azioni di difesa che va ulteriormente approfondita nelle sue molteplici interfacce.
La connessione cervello-SNV-immunità può diventare fattore di disfatta oppure di aiuto, spesso determinante ed i farmaci utilizzati possono correggere la double face dell’empasse.
La neuropsichiatria, in altri termini, può entrare, con piena dignità e competenza, a far parte della strategia di prevenzione e di cura delle infezioni, specie quando queste assumono la gravità di una pandemia.